Le Maschere

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Maschere tradizionali della Sardegna, le Maschere di Orotelli rappresentano personaggi mitici e sono utilizzate in eventi folkloristici e rituali dell'isola.

Data:

05 febbraio 2024

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Descrizione

Maschere tradizionali della Sardegna, le Maschere di Orotelli rappresentano personaggi mitici e sono utilizzate in eventi folkloristici e rituali dell'isola.

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Sos thurpos

Sos thurpos, torrados a proponner in su 1979, sunt istados sinnalados a sos ispertos (s'etnòlogu Raffaello Marchi) dae sa maistra Giovannina Pala Sirca, cun sa collaboratzione de su grupu 'Ricerche Folcloristiche Salvatore Cambosu', rapresentant, unu antigu ritu sacru intre s'òmine e su traballu de onzi die in sos campos.

Rapresentant sa caraza Oroteddesa de sa traditzione massaja. S’òmine si bestit cun unu gabbanu de furesi, cun su cucutu faladu in sa cara tintieddada.S'annodant sas cordas, si prendent sos sonazos e si prendent sos gambales.Avanzant a grupos de tres, duos in dae in antis, abrazados, comente sos boes, guidados dae su e tres, su pastore. In sa rapresentatzione de carrasegare isfilant finas su 'Thurpu semenadore' chi betant a terra su trigu chi sos boes ant a mandigare, e su 'Thurpu ferreri' chi sighit sa mandra e ponende.lis unu crau in su tacu. Sa teatralidade tràzica issoro, naschit dae un antigu ritu dionisìacu de propitziatzione.

Siat sos Turpos “boes” chi su Turpu “boluarzu” si ponent sa matessi caraza chi amus descritu in antis. Est unu esèmpiu de identificatzione totale de s’òmine massaju cun su boe, animale de domo chi traballant paris in soscampos e chi patint sas matessi suferèntzias e trazèdias de su traballu e de sa vida. Su ritu est rapresentadu dae “sa tenta”. Sos thurpos tenent un’ òmine chi benit presu e custrintu a andare a su tzilleri pro los cumbidare. S’ùrtima dominiga de carrasegare sunt, imbetzes, sos Thurpos, a cumbidare sa zente chi est in sa pranza.

Custu est su sinnale chi est istada una annada bona e est istada fata un incunza bona.

Maschere tipiche 'Sos thurpos' Maschere tipiche 'Sos thurpos'

Sos eritàjos

Custos, torrados a iscoberrer e torrados a fagher dae s’iscritore Larentu Pusceddu, a diferèntzia de sos thurpos, presuponnent una orìzine rituale mazicu-relizosa.

Sas carazas cun sa cara cucutzada cun una benda rùja, sunt bestidos cun unu sacu arvu, una collana de pedde de 'riccio'. A carrasegare sos eritàjos curriant sas fèminas chi fiant a ziru in sas carreras de sa bidda; las abrazaiant punghendelas in su sinu cun sas ispinas de sos eritos.

Custu rapresentat unu ritu antigu meda de propitziatzione de fecundidade. Custas carazas, isparidas dae su carrasegare oroteddesu a fùrriu de su 1850 est istada reconnota in su 1992, gratzia a s'Assesoradu Rezionale a s'Ambiente, tramite su comitadu 'Caccia' de Nùgoro, chi at autorizadu sa detentzione de duos eritos chi faghent parte de sas ispètzies protetas.

Maschera tipica 's'eritaju' Maschera tipica 's'eritaju'

Presentazione alla Stampa de Sos Eritajos da parte dello studioso e

scrittore Lorenzo Pusceddu - Isre – Nuoro - 12/02/05

Scrissi per la prima volta degli Eritajos nel 1981 su “ Scuola e Territorio”, rivista dell’Itc di Siniscola, preside prof. Giancarlo Bruschi, direttore prof Salvatore Brandanu, pubblicista e collaboratore, in quegli anni de “ ”;

Ho ricostruito la maschera nel 1992 e la presentai al pubblico durante il carnevale orotellese il 21 febbraio 1993. Dolores Turchi scrisse di questa riscoperta sulla rivista “Sardegna Antica” secondo semestre del 1994 .

Nel 1998 decisi di donarla all’Istituto Etnografico che accettò la donazione nel dicembre dello stesso anno, a seguito del parere favorevole del comitato tecnico. Da allora ci sono voluti sei anni di attento lavoro per poterla esporre nella sala museale al più vasto pubblico. Non vi nascondo la mia commozione e la grande soddisfazione per questo risultato che dedico a mia madre e a tutta la comunità orotellese. La soddisfazione credo di poterla condividere con il dottor Piquereddu e con la dottoressa Contu..

Per la ricostruzione sono ricorso a riscontri orali grazie a mio bisnonno e a mia madre e ai riscontri Scritti grazie al sacerdote Salvatore Merche (1873-1943) attraverso il Saggio “Folclore sardo-orotellese”. Scrive il Merche : il carnevale iniziava il 2 di febbraio, festa della Candelora, Ns Signore de Candelas, le domeniche successive, il giovedì di berlingaccio e gli ultimi tre giorni del carnevale.

Queste le maschere

· I“ Cusinos “

· Le “ Mascaras a caddu”

· Le “ Mascaras a pè = Turpos, Burrajos, Tintinnajos, Eritajos »

Di queste maschere il Merche, sfortunatamente, non ne descrisse l’aspetto.

Altri scrittori Orotellesi come il Cambosu e il Cossu non fanno alcun accenno al carnevale della loro comunità, forse per un eccesso di modestia. Cambosu in “ miele amaro” nel poetico capitolo “ Le parole di Antioco Mezzadria “ preferisce parlare del carnevale di Mamoiada, dalla cui descrizione, presumibilmente è nato il titolo del libro. “Se vuoi un carnevale che non ce n’è altro in tutta la terra, vattene a Mamoiada che lo inaugura il giorno di Sant’Antonio. Vedrai l’armento con maschere di legno, l’armento muto e prigioniero, i vecchi vinti, i giovani vincitori. Un carnevale triste, un carnevale delle ceneri: storia nostra d’ogni giorno. Gioia condita con un po di fiele e aceto, miele amaro.”

Nelle società a trasmissione orale come quella sarda i riscontri verbali sono importantissimi. E vivono se esiste uno che racconta e uno che ascolta. Se si interrompe questa catena, la memoria storica muore. Per fortuna, questo non è successo per s’Eritaju. Mia madre che è stata crescita dal nonno ha raccolto il suo racconto e io quello di mia madre.

Sos Eritajos, secondo il racconto di mio bisnonno , erano il terrore delle donne in quanto quelle che si avventuravano per strada i giorni di carnevale, venivano rincorse per essere abbracciate e punte sul seno con gli aculei delle pelli conciate di riccio. Questa la sua descrizione:

* Saio bianco;

* Collana di tappi di sughero, ricoperti di pelle conciata di riccio;

* Maschera rossa.

Poiché mio bisnonno vide per l’ultima volta gli Eritajos nelle sua prima giovinezza, considerato che egli morì nel 1946 all’età di 90 anni, gli Eritajos, secondo i miei calcoli scomparvero dai rituali carnevaleschi di Orotelli, grosso modo 140 anni fa, cioè intorno al 1860-70

La ricostruzione ha comportato in questi anni notevoli difficoltà. Il dottor Piquereddu e ne sono i diretti testimoni, soprattutto nella ricerca dei tessuti d’epoca e della foggia del saio. La prima difficoltà che dovetti superare fu quella dell’utilizzo dei ricci per ricavarne le pelli. L’assessorato regionale all’ambiente, per fortuna, con grande disponibilità e sensibilità culturale, tramite il responsabile del comitato caccia Nuorese dott Berria, mi autorizzò a detenere due ricci trovati morti per strada.

Ricostruire una maschera significa cercare di capire e quindi di ipotizzare il loro remoto e arcaico significato rituale.

Sono partito per l’interpretazione intanto dalla economia tipicamente contadina di Orotelli. Quindi si trattava di interpretare una maschera, così come è stato fatto per i Turpos, all’interno di un contesto culturale di riti agrari.

S’Eritaju pertanto potrebbe avere attinenza con gli antichi riti propiziatori di fecondità: seno-penetrazione- sangue; o di iniziazione sessuale:penetrazione – sangue;

Ho tenuto conto, in questo contesto, del fatto che le carni del riccio sono considerate altamente afrodisiache. A patto, naturalmente, che le condizioni della vescica e dei reni siano ottimi per evitare un angoscioso blocco urinario.

Ho pensato inoltre che gli Eritajos fossero i depositari di rituali esoterici dal carattere aprotopaico, cioè una casta ristrettissima di iniziati alle arti magiche, col potere di allontanare o annullare con la loro gestualità, le influenze maligne negative. In sostanza gli Eritajos visti come i precursori de “Sas aberbadoras, anch’esse, rappresentanti di una strettissimo gruppo privilegiato, depositario di rituali segreti ( Zestos e paraulas) – gesti e parole.

Vi ringrazio per attenzione, ringrazio vivamente il dottor Piquereddu, la dottoressa Contu per l’impegno profuso per far si che questa maschera che ho donato all’Etnografico, diventasse patrimonio della comunità sarda. i thurpos e s'eritaju al Museo Etnografico di Nuoro i thurpos e s'eritaju al Museo Etnografico di Nuoro

 

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Ultimo aggiornamento: 05 febbraio 2024, 15:47

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