Descrizione
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Il tema che mi è stato affidato: "Orotelli fra ottocento e novecento.", è indicato
più che per un narratore che legge i fatti storici come una serie di esperienze di vita
di un individuo, per uno storico che possieda maggiori strumenti di critica e
maggiore freddezza per giudicare i fatti.
Pur tuttavia, considerato che si tratta di affrontare un tema che riguarda la mia
comunità, dalla quale ho tratto, per i miei scritti, la maggior parte delle storie di vita,
ho accettato questo impegno con la speranza di esserne stato all'altezza.
La storia non è altro che la codificazione delle vicissitudini del passato di uno
Stato, di una comunità, di un individuo. Senza la conoscenza della storia, quindi del
passato, non si può capire il presente, ne costruire il futuro. Questo concetto è alla
base dell'insegnamento di tutti gli storici, di quelli che si occupano degli atti e,
spesso, dei capricci, dei potenti che hanno determinato, la vita di milioni di persone.
Le realtà come Orotelli, se hanno un piccolissimo spazio nella Storia, quella
ufficiale, quella dei testi scritti, quella codificata, non è per la esplicazione della vita
della comunità, ma per la descrizione delle esperienze di vita di singoli uomini che,
in quella comunità hanno dato indirizzi politici, amministrativi, economici, culturali,
religiosi. Orotelli, in sostanza, sarà ricordato nella storia ufficiale oltre che per la
presenza di una delle chiese pisaniche più belle del nuorese e per le sue maschere,
per aver dato i natali ad uomini come Salvatore Cambosu, Nunzio Cossu, Salvatore
Merche, Luisi Marteddu. Il paese, la sua gente, le sue sofferenze, i sacrifici, i fragili
movimenti di protesta, non sono evidenziati, ma cancellati, così come spesso viene
cancellata dalla cartina geografica la sua stessa esistenza fisica.
Questa premessa era necessaria e doverosa per chiarire una realtà
inconfutabile: nella storiografia ufficiale sembrerebbe che la nostra comunità non sia
mai esistita se non per un fatto meramente fiscale e burocratico. E' vero, come
afferma lo storico Manlio Brigaglia che fino al 1500 in Sardegna parrebbe che
nessuno abbia mai parlato, mai creato, mai scritto. Tant'è che ancora oggi gli
archeologi cercano faticosamente di interpretare, " di quei tempi tenebrosi", come li
descrive il Merche, i segni enigmatici della civiltà nuragica, della nostra civiltà
arcaica, caratterizzata dalla fragilità di un popolo senza scrittura.
Ebbene se vogliamo conoscere la storia di Orotelli, o di altri paesi dell'Isola, i
suoi personaggi, la vita comunitaria, l'economia, le usanze, la religiosità, dobbiamo
giocoforza rifarci alle testimonianze dei Viaggiatori dell'ottocento e agli scritti di
uomini dotti, quasi sempre dei sacerdoti, che in quella comunità hanno vissuto e
operato.